Quest’ultima grande opera, scritta di getto tra l’agosto e i primi di settembre del 1943, e pubblicata postuma da Vallecchi nel 1946, riprende il tema già affrontato da Giovanni Gentile nel suo primo, precocissimo scritto, La filosofia di Marx(1899), dov’era contenuto un saggio sulla «filosofia della prassi» marxiana.
Gentile precisa che lo scritto riprendeva un gruppo di lezioni tenute nell’anno accademico 1942-43 presso l’Università di Roma sulla dottrina trascendentale del volere e della società. Il punto di partenza è il concetto di disciplina come governo del costume all’interno del processo etico. Essere uomo significa diventarlo attraverso il pensiero.
Riprendendo Tommaso Campanella, Gentile traduce la legge dell’uomo nell’imperativo morale «Pensa!». Soltanto così l’umanità si
sottrae alla «solitudine» e, distinguendo il Male dal Bene, viene illuminata dal primo esaltante raggio di vita sociale.